Le vie del grano alla Festa dei Borghi Autentici d'Italia

campi di grano che circondano Biccari. Foto di Raffaele Cutolo
"Prima di arrivare a Biccari, mi sono fermato nell'enorme distesa di campi che la circondano. Sì, perché oggi qui si raccoglie il grano, da cui si fa il pane e la pasta. Il che significa che questi luoghi sono produttivi e si produce un alimento fondamentale per la vita." E' l'incipit dell'incontro col poeta-paesologo Franco Arminio durante l'edizione 2017 della Festa dei Borghi Autentici, svolta a Biccari, per presentare il suo ultimo libro "Cedi la strada agli alberi. Poesie d'amore e di terra", in profumo del Premio Viareggio per la poesia. E sempre verso il grano di vita è l'interesse di Syusy Blady, assieme a tutti noi del press tour dei Borghi Autentici, per la "pizze a fourne apierte". E io credo che, proprio seguendo questa via del pane, si possa raccontare una "festa italiana" ma soprattutto, visto il luogo, una festa del Sud. Un Sud che si somiglia tutto: fatto del giallo del grano e dell'azzurro del cielo, di contadini, di cultura e di Bellezza autentica.


Franco Arminio alla Festa dei Borghi Autentici d'Italia a Biccari. Foto di Raffaele Cutolo

"Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
più che l'anno della crescita,
ci vorrebbe l'anno dell'attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza"
(Franco Arminio)


E' la poesia che l'autore fa declamare in tutte le lingue-dialetti presenti in piazza, da Andria alla Romagna fino alla Sardegna, c'è perfino una rappresentanza americana, Pauline Genevieve, grande estimatrice dell'Italia, forse perché di madre siciliana o solo perché innamorata della "vera" Bellezza. Quella senza tanti fronzoli, senza immense operazioni di marketing, senza l'inganno di una menzogna, ma fatta di sola autenticità, originalità e tradizione millenaria. Una Bellezza fatta di incontri, di sorrisi e di balli sfrenati come la passione che anima coloro che li crearono: quelli pizzicati dall'amore e che, con amore, schiacciano la loro "taranta" fino allo sfinimento, la stessa "bestia" che "avvelenava" gli antenati mentre lavoravano nei campi di grano. Un esorcismo in cui si balla e si prega assieme per liberarsi dall'infinita possessione di un daimon creatore di vita.


Sicuramente anche la signora, monumento di Biccari, ferma sulla porta dall'alba al tramonto, è stata una "tarantata" in cerca del marito morto in guerra e del genero portato via dal "brutto male". Il ballo della giovinezza e il tempo galantuomo hanno guarito le ferite così ora lei trova la "grazia" di raccontare e raccontarsi a tutti i passanti "forestieri", tra cui me e lo stesso Arminio. Il poeta, infatti, subito dopo il grano incontra la vestale del tempo di Biccari e alla piazza racconta il suo arrivo in paese: "Dopo il grano mi sono fermato con una signora seduta su tre gradini, con delle fotografie in bianco e nero tra le mani. Me le ha mostrate e mi ha parlato della morte del marito... Ed è stato subito Sud".

Foto di Raffaele Cutolo


Foto di Raffaele Cutolo


Seguendo la via del grano, arriviamo al forno di Annangela Caterino, storica fornaia di Biccari. Maestra di un derivato del grano, orgoglio del paese, che dal 2011 è una Denominazione Comunale: la"pizze a fourne apierte". 

Foto di Raffaele Cutolo


Foto di Raffaele Cutolo


Foto di Raffaele Cutolo


Foto di Raffaele Cutolo

La tradizione la chiama così perché serviva da termometro del forno aperto per verificare la temperatura ideale per passare poi all'infornata del pane. In realtà è una focaccia bianca ricoperta di aglio, origano, peperoncino, sale e tanto ottimo olio extravergine d'oliva, anch'esso specialità raffinata di Biccari. Qui incontriamo anche la "turista per caso" Syusy Blady ed entriamo nel back stage del suo ultimo programma, "Italia Slow Tour", durante il quale si può rubare anche la ricetta della famosa focaccia.



pizze a fourne apierte. Foto di Raffaele Cutolo

pizze a fourne apierte. Foto di Raffaele Cutolo

Attestato Denominazione Comunale per la Pizze a fourne apierte. Foto di Raffaele Cutolo

Raccontare il Sud, e soprattutto la provincia di Foggia, significa raccontare il suo simbolo aureo: il grano. La Puglia, ed in particolare la provincia di Foggia, nel panorama produttivo nazionale di frumento si colloca al primo posto con circa il 30% della produzione italiana. Granaio d'Italia da sempre, non a caso è il luogo in cui l'agronomo-genetista Nazareno Strampelli selezionò il famoso grano duro Senatore Cappelli nel 1915. Il grano che rese indipendente l'Italia dal fabbisogno alimentare e portò non solo alla vittoria della "battaglia del grano" ma anche alla distinzione tra grani duri e grani teneri e, soprattutto, alla riforma agraria. Con la riscoperta dei grani autoctoni, sia per la loro qualità sia per l'apporto identitario del luogo di produzione, il Senatore Cappelli è tornato a essere il fiore all'occhiello dei frumenti e, in Puglia, non è il solo a svettare sui campi, ma è accompagnato anche dal grano "Mischio" e dalla varietà Fortezza

campi di grano di Biccari.Foto di Raffaele Cutolo 

La Torre di Tertiveri, frazione di Biccari. Foto di Raffaele Cutolo

Fascio di grano. Foto di Raffaele Cutolo


Il grano è il tesoro di queste terre. Legate a esso ci sono storie, saperi, sogni e simboli. Come scrive uno dei grandi pittori di questo dono divino, Vincent van Gogh: "Cosa altro si può fare, pensando a tutte le cose la cui ragione non si comprende, se non perdere lo sguardo sui campi di grano. La loro storia è la nostra, perché noi, che viviamo di pane, non siamo forse grano in larga parte?"

Campo di grano con volo di corvi, Vincent van Gogh

Foto di Raffaele Cutolo

Foto di Raffaele Cutolo

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