Metti il Mediterraneo a tavola: quando i link gastronomici diventano link sociali

melanzana di rotonda, teff, cena per l'integrazione, Basilicata, Etiopia Eritrea


Non dimenticherò mai l'emozione di venerdì 17 novembre 2017, quando il Mediterraneo si è seduto a tavola. La Basilicata vicino l'Eritrea, l'Etiopia vicino il Marocco, la Nigeria vicino la Tunisia, un grande tavolo imbandito con melanzana di Rotonda, teff, lagane e ceci, zighinì, strazzata aviglianese, himbasha... ma soprattutto circondato da una danza di colori, da cui nascono armonie universali. "Metti il Mediterraneo a tavola, link gastronomici tra Basilicata, Etiopia ed Eritrea" ha saziato pienamente la fame di "incontrare l'altro", di guardarlo negli occhi mentre si divide il pane e, infine, ringraziare il cielo per la ricchezza di colori, sapori e ritmi che la fantasia della Natura ha creato. Una "biodiversità" che nasce in un campo, coltivato da un uomo, che appartiene a una Terra e di questa terra ci nutriamo tutti, a qualsiasi latitudine e con qualunque reddito.


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La grande nave di "Metti il Mediterraneo a tavola" è pronta a salpare. Si parte da Rotonda, sul monte Pollino, e si scende in Etiopia. Ripercorrendo al contrario il viaggio che il seme di questa solanacea ha dovuto affrontare: attraversare il mare nelle tasche di un soldato reduce dalle campagne coloniali fasciste. Un "viaggio dalla guerra all'amore". Unica destinazione: aggiungere un ingrediente "particolare" sulle tavole lucane. Il racconto è dell'agronomo Domenico Cerbino dell'ALSIA di Basilicata, condito con un aperitivo a base di crostini con crema di melanzana rossa di Rotonda e shiro, un hummus di ceci tipico del Corno d'Africa.

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Andare in Etiopia e non conoscere la vicina Eritrea sarebbe un peccato! Il teff di Palazzo San Gervasio ci fornisce la rotta per conoscere un'altra terra a cui dobbiamo essere grati. Un seme così piccolo, che sfugge tra le dita, è l'elemento base dell'alimentazione eritrea ed etiope. Dalla sua farina si ricava l'enjera, il pane tipico dell'area, e su questo pane si serve lo zighinì (piatto unico tradizionale, cucinato per le grandi occasioni). Dopo l'Etiopia, l'Eritrea e la Spagna, solo l'azienda agricola sperimentale di Palazzo San Gervasio lo produce. Angelo Lacivita è il capitano di questo viaggio, al timone c'è Michele De Nigris col suo piccolo mulino per mostrare la molitura del teff.

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Ormai la nave di "Metti il Mediterraneo a tavola" naviga nel blu di un mare che appartiene a tutti. Mangiare "insieme" cose "comuni" riattiva qualche primitiva memoria e tutti ci riconosciamo Uguali, con gli stessi sapori, lo stesso desiderio d'appartenenza, la stessa necessità di "con-dividere" la Bellezza del Creato. Arriva il momento magico che tutti, profondamente, aspettiamo ma che, in qualche modo, temiamo di innescare.

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Dopo il cibo, l'altro linguaggio universale è la musica... Si sta preparando una jam session. La cantante Serena Lotito, il batterista Fabio Sabato e il produttore musicale Keng danno il la, il ritmo delle congas richiama tutte quelle mani ospiti che fremono di creare e... la Preghiera si alza al cielo! Mani di ogni colore si alzano in aria, piedi di ogni età cominciano a scalpitare, i corpi vibrano all'unisono a ritmo dei suoni ancestrali di Mama Africa. Non esistono latitudini, non esistono colori della pelle o posizioni sociali: il ritmo della Terra è uno solo e ci prende tutti!




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E la nave va. Attraversa confini, sorvola frontiere e raggiunge la meta:

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La vigliaccheria chiede: è sicuro?
L’opportunità chiede: è conveniente?
La vanagloria chiede: è popolare?
Ma la coscienza chiede: è giusto?
Arriva il momento in cui si deve prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare ma la si deve prendere perché la propria coscienza ci dice che è giusta.
(Martin Luther King)

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"Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno."
(Madre Teresa di Calcutta)

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